c.s. | Il Comune di Forio con la sua tradizione “cattolica”, intende essere un baluardo conservatore attraverso la recente e ridicola istituzione dell’assessorato al culto. Gli assessori all’ombra del Torrione appaiono anni luce lontani dal concetto di Intese Religiose con altri gruppi e dal rispetto di quei principi elementari che la nostra Costituzione dal lontano 1948 ha posto come una pietra miliare nelle coscienze degli italiani. Ad onor di cronaca, rinfreschiamo le idee a questi ignari politicanti dilettanti della nostra beneamata isola.
Fonti istituzionali dispongono che “la pari libertà delle confessioni religiose è riconosciuta dalla Costituzione e garantisce il diritto di organizzarsi secondo propri statuti, regolando i rapporti con lo Stato per legge sulla base di “intese”. Il diritto di professare la propria fede assicura a cittadini, stranieri e apolidi, di poterne fare propaganda ed esercitare il relativo culto, alla sola condizione che si tratti di riti non contrari al buon costume (articoli 3, 8, 19 della Costituzione).
Questa competenza va assumendo sempre maggior rilievo in relazione al proliferare di nuove religiosità, dell’immigrazione massiccia e della crisi di valori che ha seguito la trasformazione sociale del nostro Paese a partire dagli anni ’60. A fronte di istanze sociali nuove, la normativa di base da applicare è ancora quella sui “culti ammessi”: la legge 24 giugno 1929 n. 1159 e il relativo regolamento di attuazione approvato con R. D. 28 febbraio 1930 n. 289, che la Corte Costituzionale, con alcune sentenze, ha reso conforme al nostro dettato costituzionale.”
Un atto, dunque, gravemente anticostituzionale, questo della creazione dell’assessorato al culto da parte della giunta comunale di Forio, realizzato molto probabilmente per tentare di dare un contentino a chi nella giunta non conterà di fatto nulla in quanto a scelte politiche ed economiche. Solo che i signori hanno dimenticato che un atto di tal genere non può non suscitare ilarità in tutt’Italia. Un altro punto a sfavore della legittimità di detto incarico dovrebbe essere ( ma il Comune di Forio è un’eccezione nell’intero panorama nazionale) che tutti gli organi politici nazionali, regionali, provinciali e comunali devono avere una connotazione laica. Il comune di Forio sembra con il suo modus operandi un feudo del Vaticano. Senza dimenticare che l’affermazione di Luciano Castaldi – assessore di un’amministrazione che dovrebbe rappresentare tutti i cittadini a prescindere dal credo, dal sesso, dall’opinione politica – circa il matrimonio gay è gravemente discriminatoria e diseducativa per le nuove generazioni, soprattutto se pensiamo che la nostra isola non è immune da fenomeni di omofobia: basti ricordare la scritta omofoba apparsa tempo fa sulle mura della scuola più frequentata dell’isola e la lettera del ragazzo vittima dell’insulto circa le gravi condizioni di discriminazione che i gay vivono sulla nostra isola, addirittura definiti “mostri”. Per non parlare dei più potenti esponenti del clero locale, che cavalcano stereotipi quali la “lobby gay” invece di contribuire alla costruzione di una collettività meno ottusa e discriminante.
I veri mostri contro cui tutta la società civile – ma Ischia ancora una volta fa eccezione- dovrebbe combattere sono altri, come la politica clientelare, la continua privatizzazione dei servizi pubblici, le condizioni lavorative sempre più gravi e illegali sotto il profilo del rispetto dei più elementari diritti, l’omertà con cui tanti reati contro i più deboli sono tollerati dalle gerarchie cattoliche, comprese quelle ischitane. Incominciamo a dare il buon esempio alle nuove generazioni combattendo con tutti gli strumenti che abbiamo a disposizione l’ipocrisia e il malaffare da qualsiasi pulpito vengano.
Circolo Rifondazione Comunista – Ischia