Negli anni Venti le compagnie italiane di navigazione inventano la “Rotta del Sole”.
I transatlantici di casa nostra, in partenza da New York, solcano le acque dell’oceano e attraversano lo stretto di Gibilterra, diretti ai porti di Napoli e di Genova. La traversata è piacevole perché il clima mite consente ai passeggeri di trascorrere le giornate sul ponte della nave, tra giochi di società e bagni in piscina.
I turisti americani preferiscono i nostri transatlantici, soprattutto perché la rotta consente di ammirare il paesaggio italiano, le coste e le isole. Il nome di Ischia ricorre spesso nelle brochures di Prima Classe e negli opuscoli informativi. Vi si esaltano le bellezze naturali e le pregevolezze storiche dell’isola, come il castello di Vittoria Colonna.
Al largo delle coste ischitane, le città galleggianti fendono le acque e le grosse eliche generano un vero e proprio maremoto. Il mare dapprima si ritira per una distanza di venti e più metri, scoprendo i fondali. I ragazzi si lanciano in una corsa folle, per inseguire i pesci che guizzano al sole e per trovare le esche, prima che l’onda di ritorno si abbatta sulle spiagge, portando via le barche tirate a secco.
Così lo specchio di mare, al largo della Mandra, vede il passaggio dei più bei piroscafi, dal “Conte Grande” alla “Andrea Doria”. I passeggeri, armati di macchina fotografica, dal ponte della nave immortalano la sagoma della “vulcanica isola d’Ischia”. Tra questi, c’è anche Miss Mair. E’ a bordo del “Vulcania”, che, proveniente da New York, nel maggio del ’34 entra nella baia di Napoli. E’ una turista americana come tanti altri. Il ricordo di Ischia ha le dimensioni di una piccola foto nell’album del suo viaggio in Italia.
Salvatore Ronga