Salvatore Ronga | Una sfera di vetro, lisciata fino alla sfoglia più sottile, è la pupilla del gigante. Riluce nel cavo dell’orbita, arieggia lo sguardo vivido di antichi e temibili simulacri, abbandonati in fondo alle celle diroccate dei santuari di campagna.
Ma Tifeo è felice. L’occhio si allunga per accogliere l’oscillare della biglia, che chiunque può far rotolare, a patto di aver scoperto la bellezza, perché la sola vera profanazione è lasciarsi guardare e restare se stessi.
E’ solo apparente il ribaltamento semantico del mito. La natura mutevole della fabula, che insegue parole nomadi su sentieri che si biforcano, sembra cristallizzarsi nelle sculture di basalto, nei legni affusolati, nelle campiture d’inchiostro che segnano l’orizzonte, nella misura calibrata del vuoto.
Il gigante non patisce alcun tormento, non è vittima di alcun castigo. La metamorfosi è pienamente compiuta. L’isola è diventata un calco al quale aderire, uno stampo che trattiene la pienezza tumida della forma. Se il caso ci precipita in una culla, la musa ci indica il luogo al quale apparteniamo, e sarebbe dissennato quell’artista che non ubbidisse alla sua musa.
Gabriele Renzullo ha la vocazione scientifica del geografo che punta il compasso, incrocia distanze, disegna intervalli. I segni che emergono dall’atlante immaginifico che è la sua ispirazione hanno la concretezza severa della materia meditata nella profondità della sua essenza. Proprio perché conosce il guizzo evanescente che brilla sulla scheggia di basalto, o la fresca venatura che arrossa il ciliegio sottopelle, l’artista resiste alla seduzione del facile mimetismo.
Quanto si offre è l’eccedenza silente di un lungo e paziente esercizio ascetico. L’opera vive nel pensiero e nel tempo di chi l’abita. Una personale metamorfosi per riconoscere il luogo che si ama e vedere la musa che danza.
La mostra si inaugura domenica 15 dicembre alle ore 18.00 presso la RVSTICA DOMVS openArt – Ischia