c.s. | Nell’aprile del 2006 a Sant’Antimo, un ragazzo di 17 anni, appartenente al clan Esposito, fu pestato a sangue. Una storia di camorra come tante, se non per un dettaglio, e cioè il motivo dell’aggressione. La colpa del ragazzo era di aver intrecciato una storia d’amore con una ragazza appartenente al temibile clan dei Verde. Le due opposte famiglie si facevano la guerra all’ombra del Vesuvio, proprio come nella “bella Verona” immaginata da Shakespeare. Il ragazzo denunciò gli aggressori. Può l’amore essere più forte della camorra? Può la giovinezza sventare il male che si è fatto cornice del nostro vivere quotidiano? Al di là della retorica facile, sembrerebbe di sì.
Lo spettacolo di Salvatore Ronga è una riscrittura del più celebre dramma shakespeariano. L’ambientazione nella terra dei fuochi impone un travestimento linguistico che non è parodia, se non della “napoletaneria” militante nell’ultima sua ennesima versione oleografica. È un gioco folle ed esilarante che strapazza la tradizione più nobile e rimescola Basile, Scarpetta,Viviani, Eduardo, Ruccello, Moscato, nel calderone neomelodico e trash, per reinventare una lingua fagocitata dalla peste dei luoghi comuni, non ultimi quelli del “Savianesimo”, ormai d’ordinanza quando si parla di camorra e di terra dei fuochi. Il Vesuvio è una montagna che cresce per accumulo di rifiuti, fuma soldi e veleni, veglia su boss, scagnozzi malavitosi e latitanti, tra smerci di polvere bianca e motorini con la marmitta truccata, sotto un cielo rosso a cui appendere gambe spezzate, mani tese, cuori infranti, come ex voto per grazie mai ricevute.
Lo spettacolo andrà in scena il 21, 22 e 23 febbraio, ore 21:00, sempre presso la Sala Teatro Polifunzionale in via delle Ginestre – Ischia.
(foto: Leonilda Iacono)