“THE IMPOSSIBLE” – Recensione in anteprima

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Gianluca Castagna. Il vero scoop sarebbe rinunciare all’aggettivo “catastrofico”. Sarà per un altro film, quando il sublime spettacolo della distruzione nasce già al servizio delle paranoie yankee. “The impossibile”, in uscita sugli schermi italiani il prossimo 31 gennaio, prova invece a mescolare il disaster movie con il melodramma familiare, la furia distruttrice degli elementi con l’occasione di sciogliere nodi personali “congelati”, l’arbitrio illimitato della natura con la capacità di reazione dell’uomo di fronte alla catastrofe.
Tutto inventato? Affatto. Siamo dalle parti dello tsunami che travolse la costa sud est asiatica il 26 dicembre 2004,  in compagnia di una bella famigliola spagnola dai  connotati wasp che a quella tragedia scampò per davvero. Gli autentici protagonisti saranno pure latini, ma i soldi – signori miei – si fanno col mercato Anglo-Saxon. Quindi, a volare in Thailandia con tre ragazzini al seguito, è la coppia Ewan McGregor e Naomi Watts.

Lui è a rischio licenziamento, lei vorrebbe tornare a fare il medico. Le turbolenze (pre)annunciano l’apocalisse e zittiscono la disputa su chi dei due, uscendo da casa, non ha inserito l’allarme. Il resort asiatico in riva al mare e le prime nuotate tra le cristalline acque thai placano ogni ansia occidentale: Buon Natale a tutti!
Il giorno dopo accade quel che riportano le cronache: un’onda gigantesca si abbatte sulla costa con effetti devastanti. Il regista spagnolo Juan Antonio Bayona non la tira per le lunghe e, a meno di un quarto d’ora dall’inizio, siamo già centrifugati a dovere da acqua, fango, pezzi d’albero e rottami vari. Per centinaia di occidentali spaparanzati sul bordo piscina, non c’è tempo per comprendere quel che sta per accadere. Sequenza spaventosa, ammettiamolo, di grandissima potenza e realismo, lontana dalla furia fredda e sovrannaturale dello tsunami di Clint Eastwood in “Hereafter”.
Madre e primogenito pestifero si ritrovano, si perdono, vanno sott’acqua e riemergono. Lei finisce all’ospedale tra la vita e la morte e un colorito che oscilla tra il bianco e il violaceo, mentre il figliolo diventa quasi un eroe prestando soccorso all’umanità sgomenta e ferita.

“The impossibile” un po’ si sfilaccia e non sempre riesce a reggere il ritmo della tensione che guida parte di una famiglia alla ricerca dell’altra metà. Watts esibisce nelle scene madri con la prole un’eloquenza impressionante; ma sono il talento del giovane sparring partner Tom Holland, la calda fotografia di Oscar Faura e un sentimentalismo tutto sommato controllato, a separare il film spagnolo da un banale tv movie con tsunami, anche se gli andrebbe rimproverata perlomeno la riduzione della popolazione e delle vittime asiatiche a figurine troppo collaterali.Impossible2
Papà McGregor (scopriremo che ce l’ha fatta solo dopo la via crucis ospedaliera della consorte) si troverà in balia delle giravolte del destino, dell’egoismo degli egoisti e dell’avventatezza dei disperati. Affidare i figli più piccoli a degli sconosciuti, in un paese straniero, dopo una catastrofe epocale, allarmerebbe il più pigro degli assistenti sociali ma tant’è. Tutto è bene quel che finisce bene, soprattutto se sei bianco e con una buona copertura assicurativa.