LIBRI 2013. La ‘top five’ di Giorgio Di Costanzo

violette leduc1 – Carlo Jansiti, “Violette Leduc – biographie”, Grasset, 2013, pp. 494, 28,00 euro
La seconda edizione della vita di una “bastarda”, scritta da un mio amico fraterno. Maurice Sachs le intima di scrivere, Simone de Beauvoir la scopre nel 1945, Albert Camus la pubblica l’anno seguente. Ammirata da Cocteau, Genet, Jouhandeau, Violette Leduc (1907-1972) è una delle figure più singolari della letteratura francese del secolo scorso. Carlo Jansiti, nato in una cittadina del Mezzogiorno, vive a Parigi dal 1986, dove ha conosciuto e frequentato gli ultimi amici della grande scrittrice e scrive che ha ritrovato in Violette Leduc “il senso dell’universale, la passione per l’assoluto che tanto amavo in Anna Maria Ortese”. “Una vita” affermava Violette “sono migliaia, milioni di pagine da riempire, sono tutti gli insetti che uno ha incontrato e schiacciato, tutti i fili d’erba che uno ha sfiorato, tutte le tegole e le ardesie delle case che uno ha guardato… E i volti, e gli odori, e i sorrisi, e le grida, e le ventate, e le piogge, e la rinascita delle stagioni...”
E’ giunto il momento di leggere Violette Leduc: “La bastarda”, “Teresa e Isabella”, “L’affamata”, “L’asfissia”, “La follia in testa” possono bastare per farsene un’idea. Non appartiene a nessuna corrente letteraria, a nessuna scuola e la forza del suo stile nasce esclusivamente dalla singolarità del suo temperamento. Frasi brevi e dense che si susseguono rapide e violente, prive di punteggiatura e incuranti d’ogni regola di sintassi; ricche d’immagini metaforiche originali e poetiche, con visioni scaturite libere dall’inconscio, che solo apparentemente interrompono la continuità del racconto.

2 –Alberto Capitta, “Alberi erranti e naufraghi”, Il maestrale, pp. 208, 16,00 euro
Con qualche esagerazione il suo realismo poetico è stato paragonato con le maestre: Elsa Morante, Anna Maria Ortese, Paola Masino e Fabrizia Ramondino ma anche a certo Palazzeschi. Nella Sardegna di Capitta vi sono alberi che migrano e repubbliche di giovani orfani ed essi sono i più felici, dove i ricchi producono morte e sofferenza e i miti amore (stando attenti perennemente a difendersi dalla malvagità dei primi…).

3 – Angelo Ferracuti, “Il costo della vita. Storia di una tragedia operaia”, Einaudi, pp. 212, 19,00 euro
Tredici operai muoiono asfissiati per le esalazioni di acido cianidrico, mentre ripulivano la stiva della nave Elisabetta Montanari, nel porto di Ravenna il 13 marzo 1987. Angelo Ferracuti interroga nel corso di quest’inchiesta-reportage narrativo i familiari, gli avvocati, i magistrati, la gente che lavorava al porto, i cronisti che avevano scritto e che erano lì quella mattina, i poliziotti, i carabinieri e anche Enzo Arienti, fiero oppositore del sindacato e vertice di un sistema di sfruttamento e caporalato che calpestava sistematicamente i diritti degli operai e le norme più elementari di sicurezza…

4 – Marisa Bulgheroni, “Chiamatemi Ismaele. Racconto della mia America”, Il Saggiatore, pp. 256, 17,50 euro
Mezzo secolo di vicende letterarie statunitensi attraverso i colloqui avvenuti fra il 1959 e il 1991 con alcuni scrittori: Ralph Ellison, Saul Bellow, Robert Lowell, Norman Mailer, James Baldwin, Allen Ginsberg, un certo Philip Roth da giovane, Edmund Wilson, Cynthia Ozick, Grace Paley, Vladimir Nabokov e il fuggevole incontro con la grande, immensa Carson McCullers. Marisa Bulgheroni, americanista meno nota della Pivano ma più efficace e sostanziosa…

5 – Camilla Miglio, “La terra del morso. L’Italia ctonia di Ingeborg Bachmann”, Quodlibet, pp. 174, 22,00 euro
Un saggio organizzato in quattro movimenti musicali, sugli anni italiani di Ingeborg Bachmann (quasi metà di una vita brevissima), tra Ischia, Napoli e Roma. Una terra sismica, popolata di animali pericolosi e mordaci: vipere, tarantole ma anche uccelli, salamandre, formiche, lucertole e il canto di creature inquietanti, fragili e oltreumane…